La tassa di soggiorno si affaccia in Riviera Romagnola. E, nonostante sia stata criticata, discussa e osteggiata potrebbe essere una delle soluzioni per risollevare la sorte dei bilanci delle amministrazioni comunali. Ricordiamo che la tassa di soggiorno è un balzello che fa parte delle opzioni che il Decreto sul Federalismo fiscale municipale – approvato nello scorso marzo – ha dato ai comuni italiani. In pratica si tratta di aggiungere una “quota” al conto dei turisti sulle notti passate in albergo: questa cifra – al massimo cinque euro a notte e a persona – andrà nelle casse del comune.
La regione Emilia-Romagna sta prendendo seriamente in considerazione la cosa e, secondo molte voci, pare che la decisione a Bologna sia già stata presa. Nei giorni a venire Maurizio Mellucci, assessore regionale al Turismo della Regione, convocherà tutti i sindaci per discutere della situazione.
Ma in molti in Riviera Romagnola si sono detti disposti a valutare questa opzioni: dagli albergatori riminesi, al sindaco, Andrea Gnassi. E anche i sindaci di Misano, Cattolica, e Riccione sembrano ben disposti. Lo scopo della regione è quello di prendere una decisione il più omogenea possibile perché potrebbe non essere bello, a livello di immagine, applicarla in certi comuni e in altri no. Visti anche i recenti aumenti dell’Iva al 21% la cosa potrebbe anche essere una manna a doppio taglio per il turismo.
La tassa di soggiorno, se venisse applicata, sarebbe una manna per le amministrazioni comunali: se si facesse pagare un solo euro a turista frutterebbe circa 2 milioni di euro a Bologna, e circa 8 milioni di euro a Rimini.
Condivido che possa essere un’arma a doppio taglio, già l’IVA al 21% è un handicap enorme per le aziende, applicare una tassa di soggiorno non so che conseguenze potrebbero presentarsi