Imprenditore marchigiano chiede asilo politico alla Tunisia

Da settimane arrivano in Italia immigrati clandestini in provenienza soprattuto dalla Libia in guerra e dalla Tunisia, reduce da una rivoluzione epocale che ha rovesciato il trentennale regime del dittatore Ben Ali.

Sono migliaia i clandestini tunisini arrivati a Lampedusa e che vengono, da giorni, spostati verso le altre regioni italiane. Al contrario, un imprenditore edile marchigiano ha pensato di chiedere asilo in Tunisia. Lui si chiama Luciano Stopponi e ha lasciato l’Italia alla volta di Tunisi, dove ha chiesto un incontro con un rappresentante del nuovo Governo. Perché? Stopponi aveva iniziato la costruzione di un albergo a Matellica ma, a causa di una questione con il Tar per mancati permessi edilizi e il successivo blocco del suo mutuo, la cosa è stata fermata e l’imprenditore ha dovuto dichiarare il fallimento.

Stopponi, in segno di protesta, si incatenò di fronte alla sede della Regione Marche, mentre i suoi operai hanno manifestato nel cantiere: entrambe le operazioni non hanno portato ad alcun tipo di risultato. Il mutuo di Stopponi – che ammonta a 2.500.000 di euro – pesa ora su proprietà ipotecate della famiglia e su un cantiere a metà. Il prestito, afferma l’uomo, era «ampiamente garantito dai beni miei e della mia famiglia». Ora l’imprenditore si è scagliato in una lotta al sistema bancario che, dice da Tunisi, «è protetto, è lontano dal mondo dell’impresa, e con una giustizia inefficiente che non garantisce i diritti di chi investe nel lavoro».

I messaggi di Stopponi arrivano in Italia tramite un amico, Giuseppe Gambioli, che li ha diffusi poi alla stampa. Stopponi scrive: «Infatti se intendevo agire in modo fraudolento e doloso, convinto come ero (e sono!) di realizzare un progetto valido per le società che ho gestito e per il territorio in cui vivo, mi sarei comportato diversamente, non avrei coinvolto i miei beni e beni di tutta la mia famiglia frutto di mezzo secolo di irreprensibile, dignitoso e onesto lavoro. (…) Da una terra dove i cittadini chiedono libertà e giustizia come la Tunisia lancio il mio grido di imprenditore onesto».

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